Uscito vent’anni fa, nel giugno del 1991, questo libro di Carlo Formenti, studioso dell’impatto sociale delle nuove tecnologie elettroniche nel mondo contemporaneo, rimane fondamentale per districarsi nel dibattito sulla Gnosi e le non univoche direzioni che Ereticalia intende intraprendere. Infatti, per Piccole Apocalissi le eresie gnostiche del primo cristianesimo ci portano, attraverso l’ermetismo rinascimentale, le visioni cosmologiche della scienza e le utopie del socialismo e del liberalismo (il primo allora declinante e il secondo fiorente in versione capitalista) a comprendere che “riscoprire le radici teologiche della sinistra significa riscoprire l’inestricabile intreccio di miti cristiani e neognostici che ne fondano le origini e rinnovarne il messaggio di salvezza. “Il cristianesimo non è un nemico da combattere, ma non è nemmeno il modello su cui appiattirsi. La sfida si riapre su un livello più elevato, che non è più quello del conflitto, bensì quello – eminentemente moderno – della contaminazione sincretistica fra differenti tradizioni religiose1”. All’inizio degli anni 90 dello scorso secolo la parola sincretismo non era vista con sospetto come adesso: se qualche anno prima un ironico Franco Battiato ci ironizzava in Magic Shop2, scorgendovi le derive consumistiche di certa New Age, con maggiore serietà Elemire Zolla non smetteva d’interessarsene per sondarne i molteplici aspetti nei suoi coltissimi libri.
Nel suo libro, Formenti illustra efficacemente l’evoluzione dell’eresia gnostica, all’inizio trascurata dal cristianesimo primitivo, poiché “la Chiesa cristiana non era ancora (…) un’istituzione in grado di stabilire con certezza i confini della propria comunità3”, e semmai contrastata intellettualmente da maestri come Ireneo, Clemente Alessandrino, Origene, che involontariamente permisero a quel magistero di sopravvivere nei secoli successivi con l’intenzione di denigrarlo. Quelli che saranno chiamati Testi gnostici (in realtà tredici libri contenenti decine di Apocalissi, Vangeli, Dialoghi, Trattati, Preghiere, Insegnamenti, Cosmologie, Lettere e Discorsi di differenti sette gnostiche) verranno alla luce molto più tardi, al Cairo, alla fine degli anni quaranta del 1900. Si è potuto così comprendere meglio il credo di questi eretici che rifiutarono il mondo per ritirarsi nel deserto e cercare Dio, scoprendo così che “Dio e l’uomo erano Uno4”. In sostanza, i cristiani avevano le loro buone ragioni a diffidare degli gnostici, poiché essi erano arrivati alla conclusione che il Dio più autentico non aveva nulla a che fare con questo mondo, essendo stato soppiantato da innumerevoli divinità, minori e malvagie, che vi tenevano imprigionato l’uomo schiavizzandolo con le passioni. Quello che i cristiani chiamavano anch’essi Dio, e gli ebrei JHWE, non era che un Demiurgo, un dio con in sé un barlume di scintilla spirituale della vera Divinità trascendente, ma comunque lontanissimo da essa. Solo attraverso la gnosi, ovvero la conoscenza, l’uomo sarebbe diventato consapevole della propria sofferenza e quindi in grado di elevarsi a una spiritualità più alta e quindi tornare alla Divinità. Di qui il rifiuto della natura da parte degli gnostici, considerata motivo di sofferenza e prigione per l’uomo. Cristo diventa il “mediatore tra l’uomo e Dio5”, mandato tra gli uomini per renderli consapevoli della “loro natura divina6”.
Secondo Formenti, che per sua stessa ammissione si rifà agli studi di Hans Jonas, col tempo le basi dello gnosticismo caratterizzeranno l’essenza della modernità, apparentemente “atea” ma più che mai tentata dall’idea di una liberazione dell’uomo attraverso ideologie e utopie, ma anche riversando l’antico desiderio d’immortalità in immagini tecnoscientifiche che trasformano l’uomo stesso in un essere post-umano. Quest’ultima ipotesi mi sembra discutibile non tanto perché essa non abbia delle solide basi nell’analisi di Carlo Formenti, ma perché non rientra nello spirito che muove questo blog. Su Ereticalia è la modernità stessa ad essere messa in discussione, e le suggestioni gnostiche servono piuttosto a sezionare le illusioni che gli uomini hanno creato per imprigionare se stessi nei paradigmi della modernità. Del libro di Formenti si prediligono, in particolare, i richiami a un sincretismo disilluso e a studiosi come James Lovelock e Gregory Bateson, che ci hanno restituito una diversa percezione del nostro stare al mondo e destati dall’illusione antropocentrica di una natura fragile, da proteggere, o da dominare biblicamente attraverso la tecnologia.
Claudio Ughetto.