L’eretico, ci spiega lo storico Marco Meschini, deriva da hercisco, cioè divido, separo. Chiaro quindi che qualsiasi gruppo costituito si sia mosso contro i singoli o i gruppi minori che al suo interno, ne abbia minato la coesione. Lo stesso vale per quei singoli o piccoli gruppi che dall’esterno sono percepiti come agenti di confusione o scissione. Per citare ancora Meschini, “quando un credo diviene religione di stato – diventa cioè parte strutturale di un sistema umano – prima o poi parteciperà al ruolo di giustiziere iscritto in ogni sistema”. Papa Innocenzo III non esita a usare il verbo exterminare per avviare la sua crociata contro gli eretici, nel 1209. E non è una crociata contro dei mussulmani: oggetto dello sterminio sono gli albigesi, radicati all’interno di regni prevalentemente cristiani.
Se il timore di divisione può scatenare la reazione di qualsiasi gruppo costituito, è quindi legittimo chiedersi se gli eretici stessi, una volta diventati “sistema”, non possano trasformarsi in persecutori. Contrariamente a quanto si crede, anche i pagani perseguitarono gli eretici, poiché la loro coesione si radicava all’interno dell’Impero. Per altri versi, Federico II, in continuo contrasto col Papa, fu un efferato assassino di eretici, nei quali vedeva una minaccia alla sua regalità.
È probabile che anche un sistema “laico” e pluralista abbia i suoi eretici. Forse esso non arriva ad ucciderli (almeno non sistematicamente e alla luce del sole), ma questo non significa che gli renda la vita facile. Come diceva Solgenitsin, nella Russia ormai libera dal comunismo che l’aveva rinchiuso nel gulag per anni, in Occidente non servono le prigioni per zittire i dissidenti: è sufficiente togliergli il microfono.
Claudio Ughetto
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