Anche questo non è un libro nuovo, almeno per questi tempi schiavi della novità. Uscito negli States nel 1994, è stato pubblicato per la prima volta in Italia da Fanucci per la collana Solaria nel 2000, in un’edizione piena di refusi che dopo un po’ infastidiscono la lettura. Peccato, perché si tratta di un romanzo pieno di spunti interessanti che dimostrano come il genere fantascientifico possa ancora aprire a molteplici riflessioni. Speriamo quindi che qualche editore, magari Fanucci stesso, si decida a ripubblicarlo in una veste adeguata.
Nell’introduzione, Sandro Pergameno rileva “l’atmosfera opprimente” che caratterizza il romanzo (sulla scia di 1984 o “anche le dittature future immaginate da Philip K. Dick”) sebbene “più nell’angoscia dello stato d’animo dei protagonisti che nelle situazioni descritte”. In realtà la presenza opprimente dei Prefetti, sorta di mullah che applicano i principi di uno gnosticismo in “forma derivata e istituzionale” per ammissione dell’autore stesso, in un mondo ucronico dove questa forma di pseudocristianesimo si è affermata molto tardi, evolvendosi in una dittatura che fa piazza pulita delle culture che non si adeguano (in particolare di quelle pagane) e dei militari che ai loro ordini arrivano a impiccare i bambini, può ricordare maggiormente certi regimi dispotici su base religiosa tuttora vigenti.
In sostanza, Wilson si pone la domanda che questo blog non si è nascosto fin dall’inizio: siamo abituati a pensare gli eretici come dei perseguitati (e nella storia delle religioni le sette gnostiche non hanno mai avuto occasione di prevalere), ma possiamo affermare con certezza che gli eretici stessi non sarebbero potuti diventare dei persecutori? Da quel che sappiamo, i Catari, di derivazione gnostica ma non propriamente gnostici, non perseguitarono mai nessuno: non violenti per scelta, erano benvoluti dai signori della Linguadoca. Furono i cristiani a considerarli pericolosi, o almeno i reggenti della cristianità dell’epoca, e quindi a sterminarli.
Wilson è però abbastanza coerente da mostrarci quel letale connubio di religione e di sovranità politica che di solito caratterizza i regimi peggiori. Inoltre (ma non mi dilungo per non svelare il mistero stesso del romanzo) lo gnosticismo qui rappresentato abita la mente di un uomo di scienza che non ama il mondo; può mutare la sua natura, se abita una mente capace di amare. Insomma, sembra dirci Wilson, nel suo coniugare ardite congetture scientifiche e teorie gnostiche, una religione deve innanzitutto basarsi sull’amore, altrimenti finisce per degenerare nella negazione della conoscenza o, viceversa, nella sua pericolosa ed esclusiva esaltazione.
Io preferisco vedere questo romanzo, scritto con sapienza e prosa elegante, come un’efficace rappresentazione di uno scontro culturale. I prefetti vedono nella città di Two Rivers, spostatasi in questo mondo fondamentalista a causa di un esperimento scientifico, infinitesimale punto alieno in una Terra stravolta, un pericolo per l’integrità della cultura che loro hanno imposto. Per loro gli oggetti non sono oggetti, ma stranezze con le quali non vogliono avere a che fare; gli abitanti dei barbari che professano forme di cristianesimo che non raggiungono nemmeno in minima parte la complessità della loro religione. L’unica è eliminare loro e la città - e per farlo, nonostante la diffidenza per la loro cultura, non esitano ad impadronirsi degli strumenti conoscitivi per la fabbricazione della bomba atomica. D’altra parte, gli abitanti di Two Rivers non possono che scorgere l’aspetto distruttivo dei colonizzatori. Solo i singoli delle reciproche parti, incontrandosi e interagendo per difendersi da quel potere opprimente, riacquistano quel grado di coscienza che li porta a scegliere rischiando. A costo di andare all’Inferno come Huck Finn, il personaggio letterario che colpisce la coscienza di Linneth, l’antropologa d’origini pagane e mandata dai Prefetti a studiare le abitudini e i costumi dei cittadini di Two Rivers. Recuperata una “visione più solida del concetto di buono e di cattivo rispetto a un Prefetto dell’Ufficio”, la donna compirà finalmente la sua scelta, insieme a coloro che sono riusciti a mantenere libera la loro capacità di giudizio.
Claudio Ughetto.
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