ERETICALIA

Disilludetevi, amici dei templari: su questo blog di materiali eretici non troverete nulla degli ultrainflazionati cavalieri della croce, né di negromanti alla Cagliostro. Qui si parla di idee, l'eresia ha a che fare con il nostro tempo. Se dobbiamo richiamarci a delle suggestioni, forse il primo Matrix è molto più vicino allo spirito di questo blog. Se vi scoverete una certa simpatia per i Buoni Uomini (volgarmente detti Catari) che Innocenzo III fece sterminare nella Linguadoca, è perché di loro ci interessa un'analogia: la convinzione che anche noi viviamo nella menzogna. Rispetto a loro, però, siamo convinti che non è tanto un Demiurgo a farci vivere in essa, quanto piuttosto i media e la cultura con la quale ci hanno colonizzato l'anima.
E' l'approccio a rimanere eretico. Gnostico, oseremmo dire. Per dirla con Hans Jonas, che di gnosi se ne intendeva, ci muoviamo in oscillazione tra la concezione di un universo "indifferente" ai valori umani e la sensazione che il farne parte ci faccia partecipi di una responsabilità più grande. Olistica.
Insomma, non venite qui per cercare certezze. Qui si naviga tra le possibilità, nelle incerte acque di un'epoca che ci azzardiamo a chiamare postmoderna.

venerdì 9 dicembre 2011

MYSTERIUM, Robert C. Wilson


Anche questo non è un libro nuovo, almeno per questi tempi schiavi della novità. Uscito negli States nel 1994, è stato pubblicato per la prima volta in Italia da Fanucci per la collana Solaria nel 2000, in un’edizione piena di refusi che dopo un po’ infastidiscono la lettura. Peccato, perché si tratta di un romanzo pieno di spunti interessanti che dimostrano come il genere fantascientifico possa ancora aprire a molteplici riflessioni. Speriamo quindi che qualche editore, magari Fanucci stesso, si decida a ripubblicarlo in una veste adeguata.

Nell’introduzione, Sandro Pergameno rileva “l’atmosfera opprimente” che caratterizza il romanzo (sulla scia di 1984 o “anche le dittature future immaginate da Philip K. Dick”) sebbene “più nell’angoscia dello stato d’animo dei protagonisti che nelle situazioni descritte”. In realtà la presenza opprimente dei Prefetti, sorta di mullah che applicano i principi di uno gnosticismo in “forma derivata e istituzionale” per ammissione dell’autore stesso, in un mondo ucronico dove questa forma di pseudocristianesimo si è affermata molto tardi, evolvendosi in una dittatura che fa piazza pulita delle culture che non si adeguano (in particolare di quelle pagane) e dei militari che ai loro ordini arrivano a impiccare i bambini, può ricordare maggiormente certi regimi dispotici su base religiosa tuttora vigenti.

In sostanza, Wilson si pone la domanda che questo blog non si è nascosto fin dall’inizio: siamo abituati a pensare gli eretici come dei perseguitati (e nella storia delle religioni le sette gnostiche non hanno mai avuto occasione di prevalere), ma possiamo affermare con certezza che gli eretici stessi non sarebbero potuti diventare dei persecutori? Da quel che sappiamo, i Catari, di derivazione gnostica ma non propriamente gnostici, non perseguitarono mai nessuno: non violenti per scelta, erano benvoluti dai signori della Linguadoca. Furono i cristiani a considerarli pericolosi, o almeno i reggenti della cristianità dell’epoca, e quindi a sterminarli.

Wilson è però abbastanza coerente da mostrarci quel letale connubio di religione e di sovranità politica che di solito caratterizza i regimi peggiori. Inoltre (ma non mi dilungo per non svelare il mistero stesso del romanzo) lo gnosticismo qui rappresentato abita la mente di un uomo di scienza che non ama il mondo; può mutare la sua natura, se abita una mente capace di amare. Insomma, sembra dirci Wilson, nel suo coniugare ardite congetture scientifiche e teorie gnostiche, una religione deve innanzitutto basarsi sull’amore, altrimenti finisce per degenerare nella negazione della conoscenza o, viceversa, nella sua pericolosa ed esclusiva esaltazione.

Io preferisco vedere questo romanzo, scritto con sapienza e prosa elegante, come un’efficace rappresentazione di uno scontro culturale. I prefetti vedono nella città di Two Rivers, spostatasi in questo mondo fondamentalista a causa di un esperimento scientifico, infinitesimale punto alieno in una Terra stravolta, un pericolo per l’integrità della cultura che loro hanno imposto. Per loro gli oggetti non sono oggetti, ma stranezze con le quali non vogliono avere a che fare; gli abitanti dei barbari che professano forme di cristianesimo che non raggiungono nemmeno in minima parte la complessità della loro religione. L’unica è eliminare loro e la città - e per farlo, nonostante la diffidenza per la loro cultura, non esitano ad impadronirsi degli strumenti conoscitivi per la fabbricazione della bomba atomica. D’altra parte, gli abitanti di Two Rivers non possono che scorgere l’aspetto distruttivo dei colonizzatori. Solo i singoli delle reciproche parti, incontrandosi e interagendo per difendersi da quel potere opprimente, riacquistano quel grado di coscienza che li porta a scegliere rischiando. A costo di andare all’Inferno come Huck Finn, il personaggio letterario che colpisce la coscienza di Linneth, l’antropologa d’origini pagane e mandata dai Prefetti a studiare le abitudini e i costumi dei cittadini di Two Rivers. Recuperata una “visione più solida del concetto di buono e di cattivo rispetto a un Prefetto dell’Ufficio”, la donna compirà finalmente la sua scelta, insieme a coloro che sono riusciti a mantenere libera la loro capacità di giudizio.

Claudio Ughetto.

domenica 25 settembre 2011

PICCOLE APOCALISSI


Uscito vent’anni fa, nel giugno del 1991, questo libro di Carlo Formenti, studioso dell’impatto sociale delle nuove tecnologie elettroniche nel mondo contemporaneo, rimane fondamentale per districarsi nel dibattito sulla Gnosi e le non univoche direzioni che Ereticalia intende intraprendere. Infatti, per Piccole Apocalissi le eresie gnostiche del primo cristianesimo ci portano, attraverso l’ermetismo rinascimentale, le visioni cosmologiche della scienza e le utopie del socialismo e del liberalismo (il primo allora declinante e il secondo fiorente in versione capitalista) a comprendere che “riscoprire le radici teologiche della sinistra significa riscoprire l’inestricabile intreccio di miti cristiani e neognostici che ne fondano le origini e rinnovarne il messaggio di salvezza. “Il cristianesimo non è un nemico da combattere, ma non è nemmeno il modello su cui appiattirsi. La sfida si riapre su un livello più elevato, che non è più quello del conflitto, bensì quello – eminentemente moderno – della contaminazione sincretistica fra differenti tradizioni religiose1”. All’inizio degli anni 90 dello scorso secolo la parola sincretismo non era vista con sospetto come adesso: se qualche anno prima un ironico Franco Battiato ci ironizzava in Magic Shop2, scorgendovi le derive consumistiche di certa New Age, con maggiore serietà Elemire Zolla non smetteva d’interessarsene per sondarne i molteplici aspetti nei suoi coltissimi libri.

Nel suo libro, Formenti illustra efficacemente l’evoluzione dell’eresia gnostica, all’inizio trascurata dal cristianesimo primitivo, poiché “la Chiesa cristiana non era ancora (…) un’istituzione in grado di stabilire con certezza i confini della propria comunità3”, e semmai contrastata intellettualmente da maestri come Ireneo, Clemente Alessandrino, Origene, che involontariamente permisero a quel magistero di sopravvivere nei secoli successivi con l’intenzione di denigrarlo. Quelli che saranno chiamati Testi gnostici (in realtà tredici libri contenenti decine di Apocalissi, Vangeli, Dialoghi, Trattati, Preghiere, Insegnamenti, Cosmologie, Lettere e Discorsi di differenti sette gnostiche) verranno alla luce molto più tardi, al Cairo, alla fine degli anni quaranta del 1900. Si è potuto così comprendere meglio il credo di questi eretici che rifiutarono il mondo per ritirarsi nel deserto e cercare Dio, scoprendo così che “Dio e l’uomo erano Uno4”. In sostanza, i cristiani avevano le loro buone ragioni a diffidare degli gnostici, poiché essi erano arrivati alla conclusione che il Dio più autentico non aveva nulla a che fare con questo mondo, essendo stato soppiantato da innumerevoli divinità, minori e malvagie, che vi tenevano imprigionato l’uomo schiavizzandolo con le passioni. Quello che i cristiani chiamavano anch’essi Dio, e gli ebrei JHWE, non era che un Demiurgo, un dio con in sé un barlume di scintilla spirituale della vera Divinità trascendente, ma comunque lontanissimo da essa. Solo attraverso la gnosi, ovvero la conoscenza, l’uomo sarebbe diventato consapevole della propria sofferenza e quindi in grado di elevarsi a una spiritualità più alta e quindi tornare alla Divinità. Di qui il rifiuto della natura da parte degli gnostici, considerata motivo di sofferenza e prigione per l’uomo. Cristo diventa il “mediatore tra l’uomo e Dio5”, mandato tra gli uomini per renderli consapevoli della “loro natura divina6”.

Secondo Formenti, che per sua stessa ammissione si rifà agli studi di Hans Jonas, col tempo le basi dello gnosticismo caratterizzeranno l’essenza della modernità, apparentemente “atea” ma più che mai tentata dall’idea di una liberazione dell’uomo attraverso ideologie e utopie, ma anche riversando l’antico desiderio d’immortalità in immagini tecnoscientifiche che trasformano l’uomo stesso in un essere post-umano. Quest’ultima ipotesi mi sembra discutibile non tanto perché essa non abbia delle solide basi nell’analisi di Carlo Formenti, ma perché non rientra nello spirito che muove questo blog. Su Ereticalia è la modernità stessa ad essere messa in discussione, e le suggestioni gnostiche servono piuttosto a sezionare le illusioni che gli uomini hanno creato per imprigionare se stessi nei paradigmi della modernità. Del libro di Formenti si prediligono, in particolare, i richiami a un sincretismo disilluso e a studiosi come James Lovelock e Gregory Bateson, che ci hanno restituito una diversa percezione del nostro stare al mondo e destati dall’illusione antropocentrica di una natura fragile, da proteggere, o da dominare biblicamente attraverso la tecnologia.

Claudio Ughetto.


1 Carlo Formenti, Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell’ateismo contemporaneo, 1991, Raffaello Cortina Editore, prefazione pag. XIV.

2 Il riferimento è all’album di Franco Battiato La voce del padrone,

3 Piccole apocalissi, pag. 9.

4 Piccole apocalissi, pag. 4

5 Piccole apocalissi, pag. 8

6 Piccole apocalissi, pag. 8

giovedì 26 agosto 2010

L'ERETICO E IL SISTEMA


L’eretico, ci spiega lo storico Marco Meschini, deriva da hercisco, cioè divido, separo. Chiaro quindi che qualsiasi gruppo costituito si sia mosso contro i singoli o i gruppi minori che al suo interno, ne abbia minato la coesione. Lo stesso vale per quei singoli o piccoli gruppi che dall’esterno sono percepiti come agenti di confusione o scissione. Per citare ancora Meschini, “quando un credo diviene religione di stato – diventa cioè parte strutturale di un sistema umano – prima o poi parteciperà al ruolo di giustiziere iscritto in ogni sistema”. Papa Innocenzo III non esita a usare il verbo exterminare per avviare la sua crociata contro gli eretici, nel 1209. E non è una crociata contro dei mussulmani: oggetto dello sterminio sono gli albigesi, radicati all’interno di regni prevalentemente cristiani.

Se il timore di divisione può scatenare la reazione di qualsiasi gruppo costituito, è quindi legittimo chiedersi se gli eretici stessi, una volta diventati “sistema”, non possano trasformarsi in persecutori. Contrariamente a quanto si crede, anche i pagani perseguitarono gli eretici, poiché la loro coesione si radicava all’interno dell’Impero. Per altri versi, Federico II, in continuo contrasto col Papa, fu un efferato assassino di eretici, nei quali vedeva una minaccia alla sua regalità.

È probabile che anche un sistema “laico” e pluralista abbia i suoi eretici. Forse esso non arriva ad ucciderli (almeno non sistematicamente e alla luce del sole), ma questo non significa che gli renda la vita facile. Come diceva Solgenitsin, nella Russia ormai libera dal comunismo che l’aveva rinchiuso nel gulag per anni, in Occidente non servono le prigioni per zittire i dissidenti: è sufficiente togliergli il microfono.

Claudio Ughetto